VOTE! La comunicazione e il peso delle elezioni Usa sul mondo

26 Ottobre 2020 The Ghost Writer*

Non se n’è parlato abbastanza ma la scelta del giornalista americano Edward Felsenthal, redattore capo di uno dei newspapers più antichi e letti del mondo, TIME, di “dissacrare” per un’edizione il nome della testata eliminandolo a favore di un invito esplicito rivolto al popolo Usa – “VOTE” –  incaricando Shepard Fairey, tra i più famosi street artist al mondo di creare un’immagine di copertina “disruptive”, segna una svolta storica nel mondo del giornalismo e della comunicazione.

Andiamo con ordine: non deve essere stato facile per Felsenthal far passare la sua idea: mai era accaduto che un giornale togliesse il nome della propria testata a favore di un’esortazione civica, ovvero “cittadini americani, esercitate il vostro diritto, preservate la democrazia, andate a votare”. Eppure è successo, TIME per una settimana è diventato VOTE! Da brividi.

Non basta: anche la scelta della copertina mostra coraggio e consapevolezza: non una foto patinata ma la rappresentazione di una donna imbavagliata, per proteggersi dalla pandemia, che comunica a tutto il popolo americano: “io vado a votare”.  

Ho pensato molto se argomentare in questo scritto le motivazioni di carattere sociale che stanno dietro alla scelta di uno settimanali più sfogliati al mondo, anche in versione digitale, o se soffermarmi a riflettere sulla decisione rispetto agli effetti che questa provocherà dal punto di vista giornalistico-editoriale e, più in generale, sulla comunicazione.

Non essendo un sociologo, un politico, uno studioso delle Istituzioni, preferisco quindi rimanere all’interno della “mia area di confort professionale” e provare a riflettere sulla free way imboccata dal redattore capo americano.

Si tratta di una svolta epocale anche sotto il profilo della valorizzazione dei brand: TIME nasce nel 1923, ha una storia unica, direi universale. Per la prima volta sceglie di mettersi da parte a favore della democrazia, ritenendo il momento attuale estremamente delicato per le sorti delle persone e delle economie di tutto il mondo. Che ci piaccia o no gli USA sono stati, che lo siano ancora inizio a non esserne così convinto, la potenza mondiale capace di indirizzare le scelte politiche, economiche e sociali di tutte le nazioni. Le prossime elezioni americane hanno come obiettivo quello di far capire a tutti quale vita ci aspetta e quale futuro saremo in grado di costruire per le future generazioni.

Partendo da questo assunto, l’operazione compiuta dalla testata apre uno scenario nuovo: è un invito alla non neutralità sui valori fondanti che impattano sulla vita delle persone e delle comunità, anche a scapito di una identità inviolabile qual è, per un brand, il suo brand.  

Dal punto di vista della comunicazione corporate rappresenta uno spunto interessantissimo che potrebbe aprire una discussione su come valorizzare comportamenti etici e sostenibili mettendo in discussione la propria brand identity. Pensiamo, estremizzando, se per una settimana noi non fossimo più un nome e un cognome ma diventassimo i 17 Sustainable Development Goals che compongono l’agenda 2030. Wow………

In sintesi l’esempio portato da TIME non può e non deve rimanere isolato, in termini di comunicazione il coraggio dimostrato ha una valenza etica ed emozionale dirompente, che dimostra come sia possibile comunicare guardando oltre e facendo respirare per davvero quei valori spesso espressi in progetti ma non sempre compresi e perseguiti sino in fondo. Sono scelte, consapevoli, che proiettano una visione.

* Articoli pubblicati su blog di Affari Italiani The Ghost Writer

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