La comunicazione politica influenzata dal populismo degli elettori

12 Agosto 2020 The Ghost Writer*

La Brexit è stato un chiaro esempio dove la scelta dell’elettorato si è indirizzata non per una reale indipendenza del Regno Unito ma per svincolarsi dal controllo della Troika UE.

Guardando agli Stati Uniti, Joe Biden ha sciolto in questi giorni le riserve annunciando, in caso di vittoria dei democratici alle prossime elezioni, Kamala Harris come suo Vice Presidente. A prescindere dalla figura della Harris, candidato forte e carismatico, con esperienza, è stata procuratore generale della California, la partita con i repubblicani si giocherà non solo numericamente rispetto ai voti, ma anche in termini di comunicazione, considerando che l’attuale Vice Presidente, Mike Pence è molto forte nei dibattiti pubblici.

La candidata dei democratici, che in occasione delle primarie per la presidenza sfidò proprio Biden, si presentò agli occhi del grande pubblico come una donna nera di 55 anni dalle idee molto chiare ma non propriamente progressiste. In un dibattito dichiarò che “una strategia politica non è bel sonetto ma è un qualcosa di ragionato, reale e applicabile”. Più di qualcuno sul fronte democratico la vede lanciata alla Presidenza nel 2024, sarebbe una svolta storica per gli Usa.

Guardando alle prossime elezioni americane il risultato appare tutt’altro che scontato: Biden non è Sanders, ma è pur sempre un politico di lungo corso e ha scelto un candidato alla vice presidenza forte e capace di intercettare un ampio consenso. La partita si giocherà sul come. Infatti in America come nel resto del mondo l’elettorato ha cambiato pelle, non ragiona più soltanto rispetto alle idee politiche e alle proposte dei candidati, ma decide di sostenere chi ha maggior chance di contrastare il politico più odiato. E’ l’affermazione del populismo e con esso aumenta il livello di ostilità e di divisione perpetrato nelle campagne elettorali. Perché è quello che si aspettano gli elettori: nessuno più crede agli ideali della politica, la conseguenza di questo è la perdita di fiducia verso programmi di cambiamento reale e la messa in discussione dei principi cardine della democrazia.

Ecco quindi che la comunicazione risulta essere non più il mezzo per far valere le proprie idee bensì il fine per delegittimare le persone e non il loro orientamento politico.

Chi si occupa di strategie di comunicazione politica non può non tenere conto di questa realtà concentrando analisi e investimenti sull’elettorato, oggi sempre più influencer in rete e sempre meno idealista in piazza. Le vere riforme saranno quelle che consentiranno alle persone di capirle ed affrontarle, anche se rigorose e mutevoli dello status quo, a fronte di un riacquisto di una dignità politica oggi messa in crisi non dalla storia ma dalle persone, spesso impreparate a gestire ruoli di responsabilità. In questo la comunicazione e l’informazione sono e saranno sempre di più i driver per guidare il consenso.

* Articoli pubblicati su blog di Affari Italiani The Ghost Writer

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