Se lo smartworking diventasse un brand di successo?

14 Luglio 2020 The Ghost Writer*

Ha destato interesse e curiosità la proposta lanciata qualche giorno fa da Mia Amor Mottley, prima donna premier delle Barbados. Per rilanciare l’economia del Paese ha invitato i lavoratori di tutto il mondo a trasferirsi nell’isola caraibica, offrendo permessi di soggiorno speciali e le migliori condizioni per operare in smart working.

Un’idea certamente originale che fa parte di un piano di politica economica ben preciso: Barbados è una monarchia costituzionale, rimase colonia inglese sino al 1961 quando gli fu garantita l’autonomia e raggiunse la piena indipendenza nel 1966. L’isola mantiene comunque legami con la monarchia britannica, è parte del Commonwealth ed è caratterizzata da un’economia mista, dove il tenore di vita è moderatamente elevato, grazie al turismo, all’industria dello zucchero e ai servizi finanziari offshore.

Dagli anni 1990 il governo di Barbados è stato visto come “business-friendly” ed economicamente sano. L’isola ha registrato un boom dell’edilizia, con lo sviluppo e la riqualificazione di alberghi, complessi di uffici e case. Le amministrazioni recenti hanno proseguito gli sforzi per ridurre la disoccupazione, incoraggiare gli investimenti esteri, e privatizzare le imprese ancora proprietà dello Stato. La disoccupazione è stata ridotta da circa 4 punti %.

I tradizionali partner commerciali di Barbados sono il Canada, la Comunità dei Caraibi (in particolare Trinidad e Tobago), il Regno Unito e gli Stati Uniti. Barbados mantiene la terza posizione per la più grande borsa nella regione dei Caraibi.

L’iniziativa della premier Mottley è interessante perché non punta sulla brand reputation delle Barbados, ovvero sull’impatto del turismo di massa, richiamato dallo stereotipo della vacanza caraibica da sogno, bensì su una permanenza sostenibile, che caratterizzi la vita attuale di moltissime famiglie, messa a dura prova dall’emergenza sanitaria e da un cambio repentino di abitudini personali e professionali. In molti infatti continuano a lavorare da casa e, in coincidenza dell’arrivo dell’estate, il trasferimento nelle località considerate tipicamente di villeggiatura, è diventata un’opportunità da cogliere.

E se lo smart working diventasse un brand di successo?

La proposta ha molto senso, oggi le tecnologie applicate alla comunicazione consentono di operare in qualunque luogo ci si trovi, ecco quindi che invece di fare leva sulle classiche campagne di promozione turistica, si potrebbe puntare sulla valorizzazione di servizi in grado di garantire alle persone una permanenza temporanea di qualità. L’Italia al momento ha scelto la strada del bonus vacanza, delle campagne a sostegno del turismo di prossimità, con inevitabili competizioni tra regioni ad alta attrazione turistica. Non si è invece compreso, come ha fatto Barbados, che il concetto di vacanza è ormai cambiato, e che si poteva andare oltre l’incentivo per favorire la classica settimana balneare, sostenendo invece i territori italiani da un punto di vista di servizi dedicati alle persone.

Gli operatori di tutto il mondo, e gli italiani in particolare visto che la nostra è una nazione fortemente turistica, sono stati messi a dura prova dall’emergenza Covid-19, costretti a rivedere i loro modelli di business in linea con i protocolli di tutela per il distanziamento e di sicurezza per la salute delle persone. Una prova di coraggio e di sacrificio, forse anche un’opportunità per rivedere molti aspetti legati all’offerta. Il turismo 4.0 è il presente, l’uso delle nuove tecnologie deve caratterizzare sempre di più il contatto e la relazione tra operatore e cliente, così come dovranno cambiare le strategie di comunicazione, meno brand consumer e più orientate ai services value, utili per tornare a competere anche fuori dalla classica abitudine di pensare ad un’offerta turistica concentrata solo nei mesi estivi.

Serve un cambio di passo dal punto di vista comunicativo: le organizzazioni di settore così come tutti gli operatori insieme alle Istituzioni devono rivedere il concept di turismo: è finito il tempo delle immagini pubblicitarie che ritraevano famiglie felici in bicicletta su sentieri a picco sul mare. Serve far comprendere che un territorio dall’alto potenziale turistico è in grado, attraverso politiche adeguate e servizi a valore aggiunto tarati sulla persona e sui suoi bisogni, di rispondere a qualunque esigenza, accogliendo chiunque in qualsiasi momento. Chissà che davvero lo smart working non si trasformi da scelta forzata ad opportunità, diventando un brand di successo.

* Articoli pubblicati su blog di Affari Italiani The Ghost Writer

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