“Ci vogliono due pietre focaie per accendere un fuoco”. – Louisa May Alcott
Incremento delle dimissioni volontarie e quiet quitting sono l’eredità lasciata da un periodo storico complicato, soprattutto per la Generazione Z che si è trovata a vivere un passaggio cruciale della propria vita, l’entrata nel mondo del lavoro, in maniera completamente diversa rispetto alla generazione precedente. Non solo. La Generazione Z (procedendo con un puro calcolo matematico) ha vissuto da quando è nata gli anni della crisi del 2008, le tensioni geopolitiche, gli attentati del 2011, la pandemia e, adesso, le nuove problematiche concernenti l’ambiente e la sostenibilità e i problemi che derivano dai nuovi assetti geopolitici.
Nonostante la riduzione, recente, dei tassi di disoccupazione e degli inattivi (secondo i dati del Forum The Ambrosetti, appena concluso a Cernobbio) le tendenze tra i più giovani la raccontano lunga, così tanto che le dimissioni volontarie diventano un hashtag di tendenza o un motivo di festeggiamento sui social. Ma non solo.
La recente nascita del movimento Quiet Quitting, la tendenza a fare il minimo assoluto al lavoro, rappresenta un problema ancor più profondo, motivo di possibili grosse crisi aziendali. Cosa succederebbe, infatti, se ciò diventasse la normalità?
Mentre la politica è intenta a discutere la necessità di rimuovere, ad esempio, il reddito di cittadinanza in quanto motivo, a volte, di “rinuncia al lavoro” ci si accorge che quello che forse manca è la reale capacità di comprendere e analizzare in maniera profonda (e storica) la situazione tra i più giovani, che non rappresentano più un futuro lontano, ma al contrario sempre più vicino e in grado di impattare fortemente sull’economia odierna.
La comprensione dei cambiamenti sociali spetterebbe non solo alla politica, ma forse ancor più alle aziende che si trovano a dover vivere una diversa fase delle loro realtà aziendali. Si dice che ci vogliano due pietre focaie per accendere un fuoco. Vero, l’azienda non è nulla senza lavoratori accorti.
Quindi come invertire la rotta e acquisire talenti attenti alle esigenze aziendali? Come creare una nuova tendenza che possa surclassare, ad esempio, il fenomeno #quietquitting?
Non c’è risposta facile e corretta, ma sicuramente ciò che desiderano i più giovani è la libertà. Libertà di formarsi. Libertà di lavorare dove e negli orari in cui si preferisce, magari con pagamenti a progetto. Libertà di scelta e di dire la propria opinione. Libertà di costruire e scegliere il proprio team. Libertà di contribuire, come si preferisce, a rendere la propria azienda una trendsetter, una realtà capace di creare una community. Il tutto basato su un concetto cruciale: la flessibilità!
Global Talent Acquisition day significa ricordarsi, soprattutto oggi, di valorizzare i propri dipendenti, i propri #talenti interni, tramite una maggior comprensione della realtà sociale, tramite l’investimento in programmi atti ad accrescere e livellare le competenze dei dipendenti alla propria realtà aziendale. Significa investire nelle donne e nelle loro capacità; lavorare nella creazione di programmi di formazione universitari, ma anche di realizzare progetti che partano dalle scuole elementari (es. programmi per lo studio delle materie STEM), in modo tale da essere avanguardisti.
In sintesi, significa riconoscere valore ai propri e futuri dipendenti in modo tale da creare #laziendaperfettaincuilavorare.